• 30 Settembre 2016

Valverde, il terremoto, quel giorno e una chiacchierata inattesa…

Valverde, il terremoto, quel giorno e una chiacchierata inattesa…

Il mattino del 24 agosto, Valverde si era svegliato con calma. Il giorno prima, nell’arrivo in salita di San Andres de Teixido, quarta tappa della Vuelta, il murciano aveva avuto il suo bel da fare. Alle spalle di Calmejane che aveva vinto, infatti, era toccato a lui scandire il passo in testa al gruppo dei migliori. Per questo era andato a letto sfinito. Per questo e perché dopo le classiche, il Giro, il Tour e le Olimpiadi, il recupero gli sembrava sempre meno veloce. Si poteva dargli torto?

Come ogni giorno aveva perciò acceso il televisore e le immagini del notiziario che arrivavano dall’Italia lo avevano lasciato senza fiato. Era rimasto a guardare, cercando di capire cosa fosse successo.

«E’ stata la prima cosa che ho sentito quel mattino svegliandomi – racconta – e francamente, hombre, mi ha fatto male. Sentivo i nomi dei posti. Sembravano quelli della tappa di Foligno al Giro d’Italia. I terremoti sono qualcosa di molto grave e la magnitudo di cui parlavamo al telegiornale sembrava davvero grande…».

Alla partenza da Viveiro c’era un’atmosfera surreale. Gli atleti italiani erano stati allineati tutti davanti, con un tricolore listato a lutto. Anche i corridori stranieri sembravano scossi. Contador aveva già scritto il suo pensiero su Twitter. «1 pensiero ed 1 abbraccio a tutta la popolazione italiana per quanto accaduto, sono vicino al cuore di tutte le famiglie coinvolte».

italianiterremoto

«E’ stato un dolore vero – conferma Alejandro, cambiando tono di voce – alla partenza, i corridori italiani parlavano solo di quello. Avevano la loro bandiera. I fotografi scattavano. Avevo scambiato qualche battuta con Visconti a colazione ed era davvero scosso, addolorato. Siamo stati per un minuto in silenzio assoluto e vi garantisco che non fu come capita a volte, in cui si sta zitti aspettando solo di partire. Anche la gente lungo le transenne, almeno quella più vicina al gruppo, per qualche istante ha smesso di fare rumore. Quel giorno ci fu dolore vero, lo sentivi che era successo qualcosa che ci aveva toccato tutti. Perciò, quello che posso fare per aiutare, lo farò al massimo possibile. Contate pure su di me».

Il suo 2016 è ormai alla fine. Il Giro di Lombardia lo affronterà con un po’ di raffreddore, poi forse sarà la volta dei mondiali, su un percorso che non gli piace. In realtà non avrebbe dovuto fare nemmeno la Vuelta, stanco dopo l’accoppiata Giro-Tour, tuttavia quando il cittì spagnolo Minguez gli ha fatto sapere che nella Spagna senza più Freire potrebbe esserci bisogno anche di lui, Alejandro non se l’è sentita di chiudere la porta e ha lasciato mezzo spiraglio aperto. Ma adesso il discorso resta su quella notte e sui suoi ricordi.

«L’esperienza del terremoto – racconta – per fortuna non è molto frequente. Ne ricordo uno a Lorca, nel 2011. Lo sentimmo anche a Murcia, anche se ci sono cento chilometri di distanza. Ebbe magnitudo intorno al 5 e provocò grandi danni, dei morti e tanti feriti. Un altro terremoto l’ho sentito nel criterio in Giappone, a Saitama, nel 2013. Fu di 7,3 gradi Richter, non fu un piccolo terremoto, ci impaurimmo davvero e fu un’esperienza abbastanza sgradevole».

Per questo capisce. Per questo gli piacerebbe essere della partita il 23 ottobre e a taccuini chiusi non esclude di esserci davvero.

«Questa iniziativa è molto buona – sorride – e mi piacerebbe essere con voi e fare quei 70 chilometri. L’obiettivo è molto nobile. Il rapporto fra me e le mie strade è profondo. Sto tutto il giorno ad allenarmi ed è molto importante che siano in buono stato e starei male pensando che le strade di sempre sono state distrutte e non si possono percorrere più. Averne cura è importante ed è bello che a pensarci siano dei ciclisti. Chi le conosce meglio di noi? Per questo a tutti i miei fan e a tutti i fan del ciclismo dico che è molto bello, che si facciano coraggio e partecipino in tanti il 23 ottobre. Li invito tutti e io se potrò sarò il primo a presentarmi al via. E’ molto importante per aiutare al massimo tutte le persone colpite dal terremoto».

E’ parola di Alejandro Valverde, uno dei giganti del ciclismo di oggi. Un uomo di cuore. Uno che davvero, se non avrà impegni, prenderà l’aereo e verrà a Posta. Ma sorride, resta cauto. Per saperlo, per sapere se ci sarà anche lui, dovremo aspettare l’ultimo momento…

#NOICONVOI